lunedì 3 gennaio 2011

Auctoritas

Prima dell'avvento del modello sperimentale, l'unico modo per decidere se un'affermazione era vera o falsa era quello di affidarsi all'auctoritas.

Su scala famigliare il concetto era più o meno questo:

più è anziano, più è probabile che abbia ragione

Nelle società primordiali questa teoria era supportata dal fatto che, probabilmente, chiunque fosse arrivato a una certa età senza essere stato sbranato da una belva o senza aver mangiato quel frutto rosso tanto invitante, doveva per forza avere la sana abitudine di prendere le scelte giuste.

Anche nel medioevo la situazione restò all'incirca la stessa. I motivi, sostanzialmente, erano due:
1 - Essendo l'aspettativa di vita molto bassa, i cosiddetti anziani avevano più o meno trent'anni, ed essendo nel pieno delle forze avevano la possibilità di percuotere i figli dissidenti, che dunque trovavano conveniente rispettare la legge del più anziano
2 - Sempre a causa della bassa aspettativa di vita, anche se qualche figlio avesse osato ribellarsi al padre, avrebbe impiegato così tanto tempo da ritrovarsi di colpo tra la popolazione anziana, e dunque non avrebbe più reputato conveniente continuare la sua battaglia.

Dal punto di vista macroscopico, ovvero delle discussioni fondamentalmente utili all'umanità quali "quanti angeli possono danzare sulla punta di un ago?" e così via, il principio dell'auctoritas si esprimeva più o meno così:

più è antico più è probabile che abbia ragione

Va subito precisato che il concetto di "antico" dev'essere circoscritto a opportune aree geografiche come l'impero romano o la Grecia di Solone. Gli egizi, ad esempio, che pur si potrebbero definire antichi da un punto di vista cronologico, non furono ammessi in tale categoria. Il motivo è semplice: poiché non si conosceva ancora il metodo per decifrare i geroglifici, si era convenuto che essi rappresentassero solo sequele di insulti intervallati di barzellette oscene.

I più antichi e più greci per eccellenza erano i grandi tre: Socrate, Platone e Aristotele. Il primo non scrisse nulla. Pare ci abbia provato un paio di volte ma, irritato dalla penna che continuava a sparire, aveva deciso alla fine di non farne più nulla. Platone e Aristotele, dunque, erano quelli tenuti in maggior considerazione (e, per una legge del contrappasso, sono quelli che al giorno d'oggi vengono proposti più spesso in edizione tascabile economica). Platone cadde in discredito quando scrisse che la Repubblica doveva essere guidata dai filosofi; solo Venezia, infatti, adottò questo ordinamento e l'acqua alta ne fu una inevitabile conseguenza.

Aristotele restò così il punto di riferimento per tutta la conoscenza medievale. I tomi dell'Organon aristotelico spaziavano da tutti i campi: dall'allevamento delle trote al colore dei giorni festivi del calendario, dalla tempistica dei semafori pedonali alla direzione corretta per la scrittura della s. Intorno al 1600, tuttavia, la stima verso lo stagirita (termine da cui deriva la parola "stage", che ogni studente di filosofia è tenuto a frequentare ripetute volte dopo la laurea) crollò miseramente quando fu rinvenuto un piccolo trattato in cui egli, sotto supplica di un discepolo che non sapeva come combinarsi per la serata, indicò come abbinamento particolarmente elegante la camicia blu e i pantaloni marroni.

Un detto che oggi è accettato alla quasi unanimità, ovvero che "blu e marrone fa cafone", trae origine proprio da quegli anni. La sua affermazione non fu facile,e numerose teste caddero per questo ideale. I poteri conservatori tentarono di impedire il propagarsi di questa idea sovversiva, ma la verità riuscì comunque a trovare la sua via per affermarsi.

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