domenica 23 gennaio 2011

Due riflessioni universitarie

Devo svolgere una ricerca importantissima. In sintesi: devo andare in biblioteca, cercare notizie sui culti preistorici e scoprire cosa adoravano gli antenati degli odierni faentini. Uno dei primi e, credo, universalmente validi culti era quello del Dio Sole. Ma è evidente che non poteva esserci un Osiride o un Sol Invictus a Faenza, dato che qui il sole non c'è MAI. Probabilmente i primitivi abitanti di questa ridente città si saranno lanciati in qualche culto alternativo: la felce, il tramonto, il giaguaro. Anche se dubito della possibilità di inginocchiarsi davanti a un giaguaro e pregarlo. Almeno, non per più di due minuti e cinque.

Il vocabolario italiano è molto limitato. Ovvero, non abbiamo parole a sufficienza per coprire la vastissima gamma dei sentimenti umani. Ad esempio, è possibile che non esista un termine per indicare quella sensazione che si prova quando si apre il file di power point pensando "Su questo argomento aveva detto poca roba" e poi ci si ritrova con una colonna di 67 slides? (Proposta: "Sindrome da riduzione della barra di scorrimento").

lunedì 3 gennaio 2011

Tempo

1. Struttura del tempo

Fino al 1905 si pensava che il tempo scorresse solo avanti o indietro, al massimo (secondo alcuni pensatori eretici) verso l'alto e il basso. Mai, comunque, in diagonale o a L.

Un giovane fisico chiamato Albert Einstein rivoluzionò il modo di concepire il tempo pronunciando la famosa legge della relatività ristretta, la quale può essere riassunta in una formula:

la durata di un minuto è strettamente connessa al lato della porta del bagno in cui ci si trova

Decenni di studi successivi hanno portato all'ampliamento della formulazione originaria, risoltasi nella cosiddetta teoria della relatività allargata. Secondo quest'ultima, infatti, la porta del bagno non è certo l'unica fonte di squilibrio temporale. Altri fenomeni analoghi possono verificarsi alla presenza dei seguenti fattori:

1. Il gol del vantaggio: durante una partita a eliminazione diretta, il gol del vantaggio provoca un rallentamento del tempo per la squadra che ha segnato e, per compensare, un'accelerazione vertiginosa del tempo della squadra che il gol lo deve recuperare.

2. I parenti: i parenti sono un eccellente rallentatore temporale. Durante le festività comandate, la presenza di un folto nucleo di parenti provoca una dilatazione del tempo, per cui esso tende a raggiungere un valore prossimo allo zero. Il flusso temporale accelera, per converso, nelle feste in cui sono presenti individui particolarmente spassosi. L'esistenza di un parente spassoso creerebbe un allucinante vortice temporale, e opportune leggi fisiche impedicono che una tale presenza possa mai manifestarsi.

3. La narrativa russa: la massa particolarmente elevata della narrativa russa colloca quest'ultima tra i più grandi catalizzatori temporali esistenti. Alcuni tomi si trovano a un passo dall'implodere nella loro stessa pesantezza, con conseguente trasformazione in buchi neri. La lettura della narrativa russa, pur attenuata da un bagaglio di buone intenzioni, rallenta il tempo fino alla proporzione estrema secondo/decennio. Il potere di questo tipo di narrativa è dimostrato dal paradosso dei gemelli: se un individuo inizia a leggere Anna Karenina o Delitto e castigo mentre il gemello continua a contarsi le dita dei piedi, alla fine del romanzo il primo - se è ancora vivo - si ritroverà notevolmente più giovane del fratello, il quale avrà rinunciato a metter su famiglia e procurarsi un lavoro solo per continuare a contarsi le dita dei piedi.

Il paradosso del gemello era stato tentato da Einstein al momento della formulazione della relatività ristretta, ma durante tutti i tentativi il gemello che stava dal lato esterno del bagno, dopo circa due giorni di attesa, sfondava la porta con la vescica invalidando l'esperimento, salvo ripresentarsi il giorno dopo pentito.



2. Misurazione del tempo

Il metodo di misurazione più preciso che si conosca è sicuramente quello Maya.
I Maya impararono a scandire il tempo in quelle che noi chiamiamo "settimane". La settimana Maya non coincide esattamente con quella occidentale, in quanto quest'ultima si basa sull'alternarsi delle fasi lunari, mentre la prima è calcolata matematicamente sulla durata del raffreddore. Studi comparativi hanno dimostrato che, su larga scala, il calendario Maya è estremamente più preciso del nostro.
L'unico difetto è che, secondo alcune previsioni, nel 2012 potrebbe scomparire il raffreddore così come noi lo conosciamo, e lo starnuto potrebbe avvenire dalle orecchie o dai talloni. Non si sa con certezza se questa mutazione riuscirà a influenzare in qualche modo la cronometrica durata del raffreddore.

Un altro metodo ampiamente usato in passato ma adesso caduto totalmente in disuso è quello dell'attimino. Pochi lo sanno, ma l'attimino-campione è conservato nel museo dei pesi e delle misure di Sèvres. Molti rimarrebbero sconcertati nel notare le infinitesime dimensioni dell'attimino, che quasi si avvicina al noumeno kantiano, pensabile ma non conoscibile. La durata dell'attimino è, infatti, inferiore al tempo necessario a pronunciare la parola stessa.
Ma il problema non sembra essere tanto la dimensione dell'attimino, quanto il fatto che i suoi multipli, per quanto esagerati, continuano ad essere chiamati "attimino". Si può quindi esclamare "Aspetta un attimino" quando, per essere precisi, si dovrebbe dire "Aspetta un giga-attimino", ovvero un miliardo di attimini, ovvero ancora 10 alla dodicesima attimini. L'inaffidabilità dell'attimino ne ha causato la caduta in disgrazia ed esso è attualmente usato solo per guadagnare tempo.

Una unità di misura molto efficace è, invece, quella delle due settimane. Anche in questo caso il ciclo lunare c'entra ben poco. Le due settimane sono rigorosamente calcolate come "il tempo entro il quale finisce qualunque relazione in cui uno dei partner aveva nutrito grandi speranze". Attualmente sono in corso riunioni di grandi esperti della fisica che valutano la possibilità di sostituire il calendario Maya con quello delle due settimane, prima che i nostri talloni inizino a starnutire.

Auctoritas

Prima dell'avvento del modello sperimentale, l'unico modo per decidere se un'affermazione era vera o falsa era quello di affidarsi all'auctoritas.

Su scala famigliare il concetto era più o meno questo:

più è anziano, più è probabile che abbia ragione

Nelle società primordiali questa teoria era supportata dal fatto che, probabilmente, chiunque fosse arrivato a una certa età senza essere stato sbranato da una belva o senza aver mangiato quel frutto rosso tanto invitante, doveva per forza avere la sana abitudine di prendere le scelte giuste.

Anche nel medioevo la situazione restò all'incirca la stessa. I motivi, sostanzialmente, erano due:
1 - Essendo l'aspettativa di vita molto bassa, i cosiddetti anziani avevano più o meno trent'anni, ed essendo nel pieno delle forze avevano la possibilità di percuotere i figli dissidenti, che dunque trovavano conveniente rispettare la legge del più anziano
2 - Sempre a causa della bassa aspettativa di vita, anche se qualche figlio avesse osato ribellarsi al padre, avrebbe impiegato così tanto tempo da ritrovarsi di colpo tra la popolazione anziana, e dunque non avrebbe più reputato conveniente continuare la sua battaglia.

Dal punto di vista macroscopico, ovvero delle discussioni fondamentalmente utili all'umanità quali "quanti angeli possono danzare sulla punta di un ago?" e così via, il principio dell'auctoritas si esprimeva più o meno così:

più è antico più è probabile che abbia ragione

Va subito precisato che il concetto di "antico" dev'essere circoscritto a opportune aree geografiche come l'impero romano o la Grecia di Solone. Gli egizi, ad esempio, che pur si potrebbero definire antichi da un punto di vista cronologico, non furono ammessi in tale categoria. Il motivo è semplice: poiché non si conosceva ancora il metodo per decifrare i geroglifici, si era convenuto che essi rappresentassero solo sequele di insulti intervallati di barzellette oscene.

I più antichi e più greci per eccellenza erano i grandi tre: Socrate, Platone e Aristotele. Il primo non scrisse nulla. Pare ci abbia provato un paio di volte ma, irritato dalla penna che continuava a sparire, aveva deciso alla fine di non farne più nulla. Platone e Aristotele, dunque, erano quelli tenuti in maggior considerazione (e, per una legge del contrappasso, sono quelli che al giorno d'oggi vengono proposti più spesso in edizione tascabile economica). Platone cadde in discredito quando scrisse che la Repubblica doveva essere guidata dai filosofi; solo Venezia, infatti, adottò questo ordinamento e l'acqua alta ne fu una inevitabile conseguenza.

Aristotele restò così il punto di riferimento per tutta la conoscenza medievale. I tomi dell'Organon aristotelico spaziavano da tutti i campi: dall'allevamento delle trote al colore dei giorni festivi del calendario, dalla tempistica dei semafori pedonali alla direzione corretta per la scrittura della s. Intorno al 1600, tuttavia, la stima verso lo stagirita (termine da cui deriva la parola "stage", che ogni studente di filosofia è tenuto a frequentare ripetute volte dopo la laurea) crollò miseramente quando fu rinvenuto un piccolo trattato in cui egli, sotto supplica di un discepolo che non sapeva come combinarsi per la serata, indicò come abbinamento particolarmente elegante la camicia blu e i pantaloni marroni.

Un detto che oggi è accettato alla quasi unanimità, ovvero che "blu e marrone fa cafone", trae origine proprio da quegli anni. La sua affermazione non fu facile,e numerose teste caddero per questo ideale. I poteri conservatori tentarono di impedire il propagarsi di questa idea sovversiva, ma la verità riuscì comunque a trovare la sua via per affermarsi.